Gli analisti ritengono che gli istituti del Vecchio Continente beneficeranno nel prossimo biennio del rialzo dei tassi: un incremento di 100 punti base della curva dei rendimenti genererebbe 23 miliardi di euro in più di fatturato. E le azioni sono sottovalutate rispetto alla media storica. Rating buy a Intesa, UniCredit e Banco Bpm
Fonte: Milano Finanza
L’epoca straordinaria dei tassi d’interesse negativi potrebbe presto finire e le banche commerciali e al dettaglio europee troverebbero così nuova linfa nel 2022 e ancora di più nel 2023 grazie a un canale “soffocato” da tempo, quello dei ricavi da prestiti. Una buona notizia per i loro azionisti. È questa l’opinione degli analisti di Bank of America, secondo cui un incremento di 100 punti base dei rendimenti su tutte le scadenze produrrebbe 23 miliardi in più di ricavi per gli istituti di credito. Si tratta del 4% del fatturato, del 15% degli utili ante-imposte e del 24% dei flussi di cassa liberi dell’intera industria, stando alle stime di BofA per il 2022. Questo fattore potrebbe essere un catalizzatore per i prezzi delle azioni delle banche nel Vecchio Continente. Infatti, i titoli bancari scambiano a un multiplo prezzo/utili previsto nel 2022 depresso, pari a 9x, che scenderà a 8x nel 2023, contro un rapporto di 10,5x negli ultimi due decenni. “Una rivalutazione alle medie storiche nel corso del 2022 sugli utili attesi nel 2023 vedrebbe un rialzo del 30% per le azioni delle banche”.
Secondo gli esperti di BofA, se da una parte la politica monetaria diventerà più restrittiva per contenere l’inflazione record, dall’altra la leva macroprudenziale verrà usata meno massicciamente rispetto al periodo 2009-2019 nell’alveo del progetto di Basilea III e rispetto al periodo più acuto della pandemia. La ricalibrazione del mix di policy da parte delle banche centrali darà slancio alle entrate provenienti dal credito bancario. Non solo.
“Riteniamo che le migliori prospettive sui tassi di interesse siano una ragione sufficiente per comprare le azioni delle banche europee. Ma crediamo anche che ci siano ulteriori fattori che traineranno la sovraperformance degli istituti: i bilanci a basso rischio che ora esibiscono e la crescita dei volumi destinata ad accelerare in modo sostenibile”, hanno affermato gli analisti. Il decennio passato ha infatti visto da parte delle banche europee ristrutturazioni di alcune unità di business per generare capitale addizionale. Questa fase di profondo deleveraging è ormai giunta al termine. Inoltre, la crescita sottostante del credito sta accelerando. I prestiti al consumo nell’area euro, fonte importante di reddito per le banche, sono accelerati a novembre del 2% su base annua, contro un dato pre-pandemia attorno al 6%. I mutui crescono quasi al 6%, al di sopra del trend pre-2020. Dal canto loro, dopo la fase di assestamento con la fine della maggior parte delle garanzie statali, le imprese si sono rimesse in carreggiata, anche se “le previsioni di crescita dei volumi sono sì positive, ma al di sotto dell’espansione del pil nominale quest’anno (oltre il 6%, ndr) e il prossimo”. Nel complesso, “vediamo un sostanziale rialzo rispetto alle nostre aspettative di crescita dei prestiti al 3%, già le migliori degli ultimi anni. I consumatori potrebbero spendere oltre il 40% in più per mutui prima di raggiungere i livelli storici, anche prima di riallocare le spese di trasporto sugli alloggi”, considerando il gap con la crescita dei salari, hanno commentato da BofA.
Al contrario, “i giorni dei profitti eccezionalmente alti nel 2020 e nel 2021 derivanti dalle operazioni nei mercati dei capitali sono alle nostre spalle”. Tuttavia, “potrebbe anche essere che la combinazione di volatilità dei tassi, bilanci aziendali solidi, ondate di m&a e ipo e mercati azionari in rialzo implichino che il 2022 sarà un altro anno positivo”. Senza contare che con una previsione di forte crescita del pil nominale e con i prezzi azionari in rialzo in tutta Europa, l’outlook sulle rettifiche di valore sui crediti è favorevole, rischio Omicron permettendo.
Sulla spinta dell’ottimismo sulla redditività degli istituti, gli esperti di BofA ritengono che le banche europee avranno tra le priorità quella di ricompensare i loro azionisti, stimando nei prossimi due anni 134 miliardi di euro tra buyback (soprattutto nel 2022) e distribuzioni di dividendi (nel 2023). È un importo pari al 14% della capitalizzazione di mercato del settore. Non preoccupano più di tanto le conseguenti maggiori pressioni sui costi, anche per catturare le emergenti opportunità di business, che gli istituiti assorbiranno senza problemi.
Bank of America punta, dunque, sui titoli delle banche commerciali e al dettaglio nel Vecchio Continente, tra cui le italiane Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco Bpm, tutte con rating buy. In questo gruppo di potenziali “vincitori” nei prossimi anni figurano anche Bnp Paribas, Credit Agricole, Ing, NatWest, Hsbc, Dnb, Bbva, Bankinter, Aib (Allied Irish Banks), Bank of Ireland e Raiffeisen. Per le banche maggiormente focalizzate sulle operazioni non creditizie, BofA ha assegnato il rating buy a Mediobanca, Ubs e Barclays e underperform a Credit Suisse e Deutsche Bank.